Intervista esclusiva al consigliere della Divisione Calcio a 5, il dott. Eustachio Nino Crapulli, a cui chiediamo della Nazionale Italiana agli Europei e della figura del Team Manager

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Il Team Manager – L’importanza di una figura che faccia da trade union tra la società e la squadra

Intervista a NINO CRAPULLI

Un altro personaggio illustre del nostro sport; una persona che vive da dentro il cambiamento, attraverso le azioni e gli interventi che la Divisione Calcio a 5 sta portando avanti in questi ultimi anni di profondo cambiamento.

Buongiorno Nino da dove nasce la tua passione per il calcio a 5?

Estate del 1984, ero a Roma dai miei zii e per caso dalle parti dell’Olimpico, noto molta confusione nei pressi del Centrale del Foro Italico di Roma; all’inizio avevo pensato ad un torneo di tennis e invece si stava giocando la Finale del primo Campionato Italiano Roma Barilla – Roma RCB. Grande spettacolo di gente e di gioco. Finì se non ricordo male 5-0 per i primi. La cosa mi affascinò così tanto che come tornai a Matera, nella mia città organizzai, insieme a mio fratello Gianni ed altri amici, il primo Torneo di calcetto (allora si chiamava così) Città di Matera, su un campetto in erba naturale. 

Poi di li è continuata questa fantastica avventura, come atleta prima e allenatore poi (per ben 15 anni tra campionati di A2 e B), infine dirigente e Presidente sempre nella stessa società, il Team Matera. Società che ho dovuto abbandonare dopo 25 anni di attività, prima di iniziare l’avventura federale nel 2009, dopo l’elezione a Consigliere Federale della Divisione Calcio a 5. Ruolo che continuo a svolgere sotto l’ottima presidenza dell’Ing. Fabrizio Tonelli e del suo Consiglio Direttivo.

Curiosi di comprendere come sta cambiando questo nostro sport, invitiamo il dott. Crapulli a spiegarci quale ruolo svolge il Team Manager. Quella del Team Manager è una figura ancora poco conosciuta, puoi spiegarci di cosa si occupa?

In teoria per le squadre di Club, il team manager è una figura sempre a contatto con squadre e atleti, diventando parte integrante del proprio team e punto di riferimento importante per l’organizzazione della squadra e/o per qualsiasi evento al quale essa partecipa. In pratica, in Italia, il team manager è spesso indicato come il direttore sportivo che si occupa anche dell’acquisto/vendita giocatori, etc… È ben diverso quando si parla di team manager per le rappresentative, come può essere quello della Nazionale. In questo caso credo che i suoi ruoli e compiti debbano essere duttili ed adeguati allo staff che lo circonda. Io ho avuto la fortuna di aver assolto tutti i ruoli di una società sportiva, per capire le necessità di ogni elemento del gruppo, che sia dello staff tecnico, medico o amministrativo. Quando il Presidente Fabrizio Tonelli e mister Roberto Menichelli mi hanno chiesto, nel 2010 di seguire la squadra, l’ho fatto con immenso piacere; era ed è un ruolo che mi inorgoglisce; è il massimo per un Consigliere di campo come me. Altro vantaggio è far parte di un gruppo straordinario che ha il dono di mettere a proprio agio chiunque, atleti, collaboratori che sono tutti allo stesso modo importanti. Il mio compito è di ricordarlo ogni giorno, mai con le parole ma con i fatti.

Europeo e Campionato del Mondo a Settembre. Un anno impegnativo per la Nazionale. Quali sono le aspettative?

Non sarà facile ripetersi. Nelle ultime tre competizioni, due Europei ed un Mondiale, sono arrivate due medaglie di bronzo ed una d’oro. Nello sport i risultati sono importanti, ma più belle sono le soddisfazioni che ne derivano, come quella di essere ricevuti dal Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, com’è successo dopo la vittoria degli Europei 2014 in Belgio. In quell’occasione abbiamo regalato una grandissima soddisfazione ai nostri tifosi, ma soprattutto è arrivata la visibilità, quella che merita uno sport così spettacolare com’è il nostro.

Che aria si respira a Belgrado? Che accoglienza abbiamo avuto?

Tranquilla, tesa, adrenalinica a seconda dei periodi pre, durante e post gara. Quando si sta insieme per un lungo periodo, come succede in queste competizioni, la linea che divide tranquillità e tensione è molto sottile; è nell’intelligenza, esperienza e buon senso di ogni componente far sì che questa convivenza forzata, viaggi sui giusti binari.
A Belgrado l’accoglienza è stata buona. L’Italia è l’Italia, nel calcio a 5 come per qualsiasi altra nostra rappresentativa nazionale di diversa disciplina; abbiano estimatori dappertutto per non parlare delle nostre comunità italiane sparse in ogni parte del mondo. Qui a Belgrado, l’Ambasciata ci è stata vicina e addirittura l’Ambasciatore Italiano, Dr. Giuseppe Manzo, con la sua delegazione è stata presente durante le ultime due partite, vivendo l’emozione della vittoria contro la Repubblica Ceca e condividendo la delusione della sconfitta contro il Kazakistan. Ora pensiamo ai play off di qualificazione verso i mondiali 2016 che si terranno in Colombia.

Il livello di attenzione mediatica verso la Nazionale è in ascesa. Abbiamo visto a Bari, per le qualificazioni europee, un palazzetto folto di pubblico. C’è ancora molto da fare, ma secondo te siamo sulla strada giusta?

Sono da sei anni al seguito della Nazionale, che in Italia riempie i Palazzetti dovunque si trovi a giocare, da Nord a Sud. Merito innanzitutto dei ragazzi, come ama ripetere giustamente mister Menichelli, che scendono in campo e ci divertono; il pregio di questa squadra è quello di aggiungere alla spettacolarità delle sue giocate tecniche sopraffine, la grande simpatia dei suoi protagonisti. Ovviamente tutto questo non basta per alimentare l’interesse; a fare il resto ci pensa l’ufficio comunicazione della Divisione Calcio a 5, di concerto con quello della FIGC; entrambi riescono ad organizzare, coinvolgendo con attività collaterali, sia il Settore Giovanile e Scolastico che i Comitati Regionali LND, ovunque la nazionale vada a giocare. Ritengo che queste sinergie servano ad accrescere l’interesse verso il Calcio a 5, ma il cambiamento trae la sua forza da coloro che amano questo sport e si prodigano fattivamente per diffondere questa disciplina in modo capillare. La speranza arriva da chi vive questo sport, che oltre ad amarlo, agisca con i fatti, dimostrando rispetto e sani ideali. I dirigenti delle società in questo rivestono un ruolo importante. Ciò che va chiarito e che la dirigenza deve comprendere, è che l’investimento sui giovani non è un fatto puramente economico, ma di cultura e di educazione verso l’adozione e l’applicazione delle regole. Se crescerà il livello e lo spessore dei dirigenti delle società, non solo ne gioveranno i giovani che avranno dei modelli positivi da seguire, ma l’intero movimento nazionale.